Slapnik

Glorie e miserie di un paese che fu avamposto, rifugio e dimora di ricchi contadini

 

Alle pendici del monte Korada, non lontano da Nozno, sorgeva a 360 metri s.l.m. il paese di Slapnik. Ormai nascosto dalla vegetazione, è l'unico paese del Collio sloveno (Brda) a non essere più abitato. Il suo abbandono cominciò dopo la fine della seconda guerra mondiale. La miseria imperversava in questi luoghi e gli abitanti di Slapnik per non morire di fame cominciarono a cercare fortuna da altre parti. Molti si trasferirono nel capodistriano, qualcuno che era riuscito a tenere da parte qualche soldo, si trasferì in Argentina.

La via principale del paese

Le case sono al limite del crollo

Da alcuni dettagli che si possono ancora trovare sparsi in giro per il paese (soprattutto dettagli architettonici) si desume che gli abitanti fossero contadini benestanti. All'interno di una casa si può ancora ammirare una cucina tutto sommato (visto il tempo) molto ben conservata. Il forno, le mensole e qualche pentola. Oggetti che immediatamente ti riportano con la mente a quei tempi e l'odore di legno marcio e muffa, per qualche attimo, si trasformano in aromi della cucina

La cucina ancora ben conservata

Una mensola a nicchia nella parete

Alcuni edifici non sono visitabili, soprattutto nei piani superiori, sia perché mancano le scale, o perché il pavimento è completamente crollato. Non mancano comunque posti da poter vedere. Alcune stalle, con le mangiatorie, i travi con i ganci di ferro dove si legava il bestiame (le stalle non sono poche, quasi ogni casa ne aveva una, ciò maggiormente denota il benestare degli abitanti), le cantine con i barili e i torchi per l'uva, carri e in alcune parti sono ancora visibili fili e isolatori ceramici per la corrente (rara in quel periodo in paesini così piccoli e decentrati).

Torchio per l'uva che riporta l'anno 1946

I resti di un impianto elettrico

Slapnik durante la Grande Guerra fu un avamposto delle retrovie italiane. Poco sopra il paese si può ancora vedere una cisterna per l'acqua costruita nel 1916 dal Comando del Genio della II Armata. Per queste costruzioni il Genio si avvaleva di soldati "anziani" o "non più atti alle fatiche di guerra" ma anche di "lavoratori borghesi" ossia civili salariati dal esercito. Viene subito da pensare che, anche per questa cisterna, l'esercito usò la manovalanza civile del paese.

La cisterna in cemento

Targa sopra la cisterna

Nel corso della seconda guerra mondiale il paese fu spesso usato dai partigiani come rifugio per nascondersi dall'occupatore tedesco. Aiutati dalla gente del paese molti partigiani riuscirono a salvarsi nascondendosi nelle cantine e nelle stalle. Fu fondamentale anche la sua posizione. Circondato dai boschi offriva numerose vie di fuga in caso di emergenza. Finita la guerra, c'era dappertutto grande miseria. Il cibo scarseggiava, e non solo quello, mancava tutto. Nelle città la vita era dura, figuriamoci in un paesino che non aveva più nulla intorno. Così, negli anni che seguirono la fine della guerra, il paese cominciò a vuotarsi.

Simboli della resistenza partigiana

La facciata è ciò che rimane di quella che doveva essere una bella casa

Un tempo Slapnik era un bel paese, pieno di vita, poi, il tempo passa, passano le guerre e ciò che resta sono le case diroccate, pietre che ogni giorno sono sempre più vicine alla terra, pietre che non sorreggono più l'inesorabile avanzare degli anni. Nulla rimane sospeso nel tempo, ora regna il silenzio. Un grande silenzio.

 

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