Casermetta della Guerra Fredda
Un'altra opera della storia militare contemporanea che sta sparendo a Pinzano al Tagliamento
La casermetta si trova ai piedi del colle Pion, sul quale sorge l'ossario incompiuto della Grande Guerra (qui il link all'articolo sull'ossario). Posizionata precisamente a sud-est del sacrario, questa struttura militare faceva parte delle fortificazioni che ospitavano i "Reparti d'Arresto". Queste unità, operanti dal secondo dopoguerra fino al 1991, erano dispiegate lungo i confini con la Jugoslavia e l'Austria, pronte a intervenire in caso di rottura del Patto di Varsavia o attacco jugoslavo sul territorio del nord-est italiano, per contrastare un eventuale attacco comunista.
I soldati di stanza nella casermetta appartenevano al 73° Reggimento Fanteria "Lombardia". Negli anni '70, questa unità fu riorganizzata come 73° Battaglione Fanteria d'Arresto "Lombardia". Successivamente, nel 1986, il settore del fiume Tagliamento fu presidiato dal 120° Battaglione Fanteria d'Arresto "Fornovo", che vi rimase fino al 1991, con il collasso del Patto di Varsavia.
Il complesso sorge su un appezzamento rettangolare e comprende due strutture principali: l'edificio centrale e un deposito munizioni costruito in lamiera con struttura tipo hangar, sono visibili anche i resti di una piccola costruzione che, con ogni probabilità, fungeva da guardiola. Dell'originale recinzione perimetrale sono sopravvissuti unicamente il cancello principale e le relative colonne portanti. Gli interni, ormai quasi del tutto spogli, si trovano in stato di progressivo degrado. Ovviamente Il materiale militare è stato rimosso al momento della dismissione della casermetta, tuttavia, nel corso degli anni, l'edificio è stato oggetto di ripetuti atti di sciacallaggio, che hanno privato gli spazi di ogni altro residuo arredo e suppellettile. L'unico oggetto che non si sono portati via è una vecchia stufa a legna, la cui presenza evoca una profonda tristezza e nostalgia, accompagnate da un sentimento di rabbia per non aver saputo valorizzare questi luoghi che sono, inevitabilmente, parte integrante della storia contemporanea del territorio.
La vegetazione avanza inesorabilmente, reclamando i suoi spazi, e senza un intervento di recupero, la casermetta rischia di diventare inaccessibile nel giro di pochi anni.
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