Grotta di Mozci e Grotta di Mohorini 

Due grotte naturali addattate a scopi bellici sul carso di Comeno durante la Grande Guerra 

 

Il Carso di Comeno racchiude un patrimonio di straordinaria varietà, abbracciando tesori storici, culturali, geologici, speleologici e architettonici. Quest'area si distingue in particolare per il suo ruolo cruciale nello studio della Prima Guerra Mondiale e per la sua eccezionale rilevanza speleologica. E proprio l'intersezione tra il valore storico-culturale legato alla Grande Guerra e l'interesse speleologico che costituisce il focus principale di questo articolo.

A nord del piccolo borgo di Možci, immersa in una folta vegetazione che ne cela l'ingresso, si trova la grotta di Mozci (ex VG 1041 del catasto storico). La sua posizione è così ben mimetizzata nel paesaggio che è stato necessario un secondo tentativo per riuscire a localizzarla.

                              Il baratro della grotta di Mozci visto da sud

L'entrata bassa della grotta di Mohorini                                       

Nel dopoguerra, la grotta di Mozci subì un destino infausto: venne praticamente demolita con esplosivi per recuperare il ferro contenuto nel cemento armato. Una perdita inestimabile, considerando la sua straordinaria architettura, caratterizzata da un imponente scalone semicircolare e da elaborati soppalchi interni coperti con una cupola di lamiere. Oggi, sotto l'assedio della vegetazione spontanea, risulta quasi impossibile immaginare le originali fattezze di quest'opera militare.

                      I gradini dello scalone appena visibili nella vegetazione

La volta scoperta della grotta                                           

A breve distanza verso sud dall'abitato di Mohorini si trova la cavità che il Boegan, nel suo "2000 grotte", identifica come "grotta a SE di Mozci", mentre nelle carte militari austriache è denominata "Hohle Mohorini n.123". Le pareti della grotta appaiono quasi interamente annerite, conseguenza del suo utilizzo nel dopoguerra come sito per la detonazione di ordigni inesplosi rinvenuti nella zona. La cavità presenta due accessi distinti: uno inferiore a sviluppo orizzontale e uno superiore verticale a pozzo, quest'ultimo modificato con l'installazione di gradini in ferro per facilitarne la discesa. A difesa dell'ingresso superiore si conserva ancora oggi una postazione per mitragliatrice. Un dettaglio significativo che emerge dall'osservazione è l'insolito orientamento della postazione della mitragliatrice: anziché essere rivolta verso l'Ermada, dove si trovava il fronte nemico, è orientata nella direzione opposta. Questa peculiare disposizione tattica contrasta con quella che sarebbe stata la logica militare, ma basta pensare che al tempo della Grande Guerra il carso era spoglio e con pochissima vegetazione e sopra la grotta correva una strada carrabile. Per difendersi da un eventuale attacco alle spalle gli austriaci hanno pensato di orientare una mitragliatrice verso le proprie retrovie.

             La sala grande della grotta di Mohorini con i resti delle fortificazioni 

  La postazione per mitragliatrice austriaca "Schwarzlose 1908"                       

FOTOGRAFIE 


Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.