Alessandro Lissandri: l'alchimista dell'Alpago che venne da lontano
L'Alpago è una regione del bellunese affacciata sul lago di S.Croce che si estende nord-sud dal monte Col Nudo al pian del Cansiglio, est-ovest da Tambre al lago di S.Croce. Territorio stupendo non ancora (per adesso) invaso dal turismo di massa. Boschi maestosi, montagne, torrenti, paesini nascosti, storia e storie misteriose sono gli ingredienti che caratterizzano questo territorio. Nonostante il lago attiri la gente, basta spostarsi un po' per vedere come i ritmi calano. Via dal lago (che comunque merita una visita) tutto scorre più lentamente. Le tranquille passeggiate attraverso i paesini, su sentieri che nascondono tanta storia, non si contano. E tutto nell'insegna della massima pace.
Abbiamo visitato questa regione in lungo e in largo, e c'è davvero l'imbarazzo della scelta. Personalmente ho scelto di raccontare la storia dell'alchimista, quella che più mi ha colpito. Passando per Valdenogher di Tambre l'ho visto e immediatamente ha catturato il mio sguardo. Palazzo Lissandri...la dimora filosofale, la casa dell'alchimista.
La sua facciata mi ha catturato. Gli occhi puntati sulla bifora centrale della facciata. Pian piano sposto lo sguardo e vedo scolpiti nella pietra simboli filosofali. Serpenti incrociati che rimandano al caduceo di Ermete sono le chiavi di volta dei due archi laterali.
L'arco centrale, da dove si accede alla casa, ha come chiave una figura che potrebbe essere Mercurio stesso. La casa fu fatta costruire da un oscuro personaggio di cui si sa poco. Egli fu condannato a morte per alchimia ad Alessandria d'Egitto. Tramite l'intercessione e la protezione della Serenissima gli fu dato rifugio nel territorio dell'Alpago. Fu chiamato Alessandro, e lui scelse come cognome Lissandri per ricordare la sua provenienza (lis sandri=quelli di Alessandria).
La chiave dell'arco laterale sinistro
la chiave del lato destro
La bifora centrale e sotto la chiave con Mercurio
Il sentiero dell'alchimista parte poco lontano dalla casa. Si prosegue verso il borgo Benedet, abbandonato nel 1966 a causa di un'alluvione. I resti delle case nel fitto bosco sfidano il tempo e sembrano non voler cedere al marciume dell'umidità che li tutto avvolge. In quel silenzio accompagnato dai tenui rumori del sottobosco e dal continuo stillicidio dell'umidità, il sentierino, resosi ancora più scivoloso a causa della forte pioggia della notte precedente si snoda attraverso una natura rimasta selvaggia. Proseguo ancora per qualche centinaio di metri, poi il sentiero sparisce nella boscaglia. Con l'aiuto del gps mi accingo a continuare fuori sentiero diretto verso il piccolo borgo di Teno.
Il sentiero dell'alchimista parte poco lontano dalla casa. Si prosegue verso il borgo Benedet, abbandonato nel 1966 a causa di un'alluvione. I resti delle case nel fitto bosco sfidano il tempo e sembrano non voler cedere al marciume dell'umidità che li tutto avvolge. In quel silenzio accompagnato dai tenui rumori del sottobosco e dal continuo stillicidio dell'umidità, il sentierino, resosi ancora più scivoloso a causa della forte pioggia della notte precedente si snoda attraverso una natura rimasta selvaggia. Proseguo ancora per qualche centinaio di metri, poi il sentiero sparisce nella boscaglia. Con l'aiuto del gps mi accingo a continuare fuori sentiero diretto verso il piccolo borgo di Teno.
Il primo tratto del sentiero
Quel che rimane di una casa nella fitta boscaglia
Altri ruderi sul percorso
La camminata è lenta, sia perché bisogna evitare la fittissima vegetazione, sia per il fatto che non voglio farmi sfuggire nulla di questo posto, nemmeno un particolare. Arrivo così sul ciglio di una piccola dolina, dove al centro si trova un cumulo di pietre. Mi piace pensare che proprio qui, davanti a queste pietre, in questo bosco che molto ha in comune con quelli descritti nei riti druidici, Alessandro l'alchimista cercasse ciò di cui aveva bisogno. Intento a realizzare il sogno filosofale, o soltanto per trovare gli elementi da mescolare nella sua casa. Elementi che noi, dopo, molto dopo chiameremo chimica.
Poco prima di ritrovare il sentiero che porta a Teno, proprio vicino al corso di un piccolo rio, intravedo un'altra casa inghiottita nella stretta morsa dei rami e dei rampicanti. Fatto un giro intorno ad essa non posso non notarlo; ci sono le finestre, ma nemmeno una porta. Non mi stupisco più di tanto. Questo è un posto magico, che uno ci creda o meno.
Fu qui che Alessandro eseguiva i riti alchemici?
Dopo circa un'ora di cammino vedo i primi tetti del borgo rurale. Teno non è abitato, almeno non più. La gente li ci viene solo per lavorare la terra e accudire gli animali che si incontrano durante il passaggio che porta all'inizio del paese di Tambre, che segna anche il giro di boa del percorso. Ritorno per la vecchia strada di Valdenogher, immersa in un bellissimo bosco di faggi,pini, ma anche noci, alberi tenuti in gran considerazione dagli alchimisti. Non può mancare il bosso, arbusto che simboleggia l'immortalità. Sono quasi alla fine di questo percorso, manca solo l'ultima tappa che è il borgo di Pala, anche questo abbandonato negli anni 60 del Novecento a causa di un'alluvione. Non c'è quell'aura magica che avvolge Benedet. Qui è tutto molto più aperto e arioso, infatti di li a poco scorgo l'asfalto. La magia è finita.
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