Sulle tracce della battaglia di Pradis

Attraverso i boschi di una battaglia dimenticata

 

 

Attraversando fitti boschi con sentieri cintati dai muretti a secco. Gli stessi che 105 anni prima i soldati confusi e in fuga da Caporetto usarono come esigua protezione. In questi luoghi nel novembre del 1917 fu combattuta la battaglia di Pradis.
Passando nei paesini che ancora oggi pian piano rivelano le testimonianze di quei giorni. Giorni in cui nella Val da Ros scese l'apocalisse. Molti resti e testimonianze saltano subito agli occhi, altre bisogna cercarle; intaccate dagli anni e fagocitate dalla natura.
Nei silenziosi cimiteri, dove ancora qualcuno porta fiori ai soldati che in quei giorni diedero la loro vita. Molti sono sepolti nel sacrario di Val da Ros. Italiani e tedeschi. Una volta nemici, oggi figli della stessa terra che li abbraccia.

Ex comando italiano

I boschi dove imperversò la battaglia

Partendo dal cimitero di Pradis di Sotto si prende la strada che porta verso la frazione di Paludon. Alla fine del paesino, l'unico sentiero conduce verso il sacrario di Val da Ros. La visita al sacrario è doverosa per rendere omaggio a quei poveri ragazzi che li combatterono e vi morirono. 

Il sacrario, molto ben curato, sorge sulla pendenza di un piccolo colle dove si gode di un bel panorama. Nella parte bassa sono sepolti i soldati italiani, in quella alta i soldati tedeschi. Ai lati vi sono alcune lapidi di ufficiali.

Le tombe dei soldati italiani                 

La piramide tedesca della 22^div. Deutsche Jager

Si procede poi su sentiero verso Forno, passando per la valle di Rio Molin, dove si trovava il comando generale delle truppe italiane. Sopra il paese un sentiero seminascosto conduce ad un piccolo memoriale austriaco. Ritornando sulla strada principale per raggiungere, sempre su sentiero Pielungo, abbiamo trovato un cippo posto a memoria di un sottotenente di nome Gaetano. La pietra è troppo rovinata per riuscire a capire il cognome.

Cippo del sottotenente Gaetano                                                                                                                                                                                                                                                                                                 Il memoriale austriaco

Una volta arrivati a Pielungo ci si accorge che qui le testimonianze della battaglia sono molto più evidenti. Nella piazza un cippo ci ricorda le sofferenze patite dalla popolazione arzina durante la battaglia. Più avanti sulla facciata della chiesa c'è una lapide che onora i caduti e infine nel piccolo cimitero ci sono le tombe di alcuni soldati caduti proprio in quei giorni. Su asfalto si prosegue fino a Cerdevol, dove vicino alla provinciale, ben nascosto troviamo il cippo del sottotenente Bernardi.

                                                                      L'arrivo a Pielungo                                                                                                                                                                    La chiesa di Sant'Antonio

Il 6/11/1917 alle ore 15:25 Il generale Rocca scrisse un fonogramma diretto al colonnello Petacchi in prima linea con la brigata Parma. Nel dispaccio lo esortava a cambiare direzione in quanto, verso dove si stava dirigendo, non era più sicura la zona ormai controllata dai tedeschi. Quel fonogramma non arrivò mai a destinazione. Lo raccolse Antonio Marin nei pressi di Forno il giorno dopo la battaglia, che lo consegnò 13 anni dopo al tenente colonnello Murari.
Chissà quale sarebbe stato il destino per quei 400 ragazzi che riposano in questi luoghi se quel fonogramma sarebbe arrivato in tempo nelle mani giuste.

 

FOTOGRAFIE


Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.