Tra borghi e ulivi in una piccola frazione della magica terra istriana
L'afa estiva, quella opprimente, scoraggia le passeggiate, specialmente durante le ore più calde della giornata. Tuttavia, per noi non è così: nella magica terra istriana, queste sono le giornate che preferiamo. Mentre la massa turistica invade ogni centimetro di spiaggia, i paesi rimangono desolati, animandosi solo verso sera, quando la gente torna dal mare in cerca di una konoba.
È nell'abbraccio della calura di queste terre isolate che si snoda il cammino che abbiamo intrapreso. La nostra partenza è stata Kaštelir, ma l'itinerario è flessibile, permettendo di scegliere liberamente il punto di partenza o di arrivo a seconda dei propri desideri. In questo luogo, il valore non risiede tanto nel tracciato preciso da seguire, quanto piuttosto nelle impressioni e nelle emozioni che questo paesaggio evoca.
Immancabile la vendita del vino
Ricordi di vecchi mestieri
Il silenzio è rotto solo dal cinguettio degli uccelli, da un monotono rumore di un lontano trattore e dal canto incessante delle cicale, che avvolge l'aria di una piacevole malinconia. Mentre i nostri passi si susseguono lenti, tra la terra rossa dell'Istria e i piccoli borghi intrisi di un tempo ormai andato, vediamo vecchie case rurali e quelle che un tempo erano sfarzose dimore di famiglie agiate, che ora sussurrano storie di un passato da una parte fatto di fatiche, dall'altra di un glorioso passato che fatica a svanire. I loro vessilli, seppur nascosti e segnati dal logorio del tempo, rimangono incastonati nella pietra, come silenti testimoni di una grandezza perduta. Spesso lungo le vie dei paesi, parcheggiate nei giardini, si possono vedere vecchie auto dell'epoca jugoslava. Stanno lì come monumenti del passato di questo territorio. Anche questo contribuisce a creare una malinconia (almeno per me che gli anni della Jugoslavia gli ho vissuti) fatta di ricordi di tanti anni fa.
La pietra ci ricorda il suo nobile passato
Reminiscenze jugoslave...Yugo45
Poco fuori dall'abitato di Kaštelir, sul bordo di una stradina abbiamo trovato l'unica testimonianza della Grande Guerra. Una cappella votiva eretta il 5 maggio 1934 da Ettore Cociancich per un voto fatto a Grodek sul fronte galiziano l'8 settembre 1914. Ettore riuscì a tornare vivo da quel inferno, lo incise nella pietra, e da quasi un secolo la cappella sta lì a ricordarcelo.
Sotto il fazzoletto d'ombra che un ulivo ci offre, ci sediamo su un muretto di pietra. Ascoltiamo il silenzio, mangiamo un panino, non controlliamo nemmeno che strada prendere per proseguire il giro. Qualsiasi direzione sceglieremo...sarà quella giusta.
Il ricordo lasciato da Ettore
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