Quota Generale Achille Papa

Come un cecchino con un colpo solo colpì due ufficiali 

 

Dal paese di Madoni (Slovenia) si prende il sentiero a sud ovest del paese che s'innalza fino a Quota 802, conosciuta come Quota Achille Papa. Il sentiero procede con una non troppo ripida salita e man mano si addentra in un incantevole bosco.  

Solo gli occhi più attenti noteranno le leggere depressioni nel terreno che una volta facevano parte del reticolato di trincee delle postazioni italiane. L'uomo con la complicità della natura, a distanza di più di un secolo, ha trasformato e plasmato il terreno per i suoi scopi e ciò che non è riuscito a fare l'uomo lo ha fagocitato la natura.

Luglio 1917, entrambi gli schieramenti (italiani e austroungarici) si preparano per quella che sarà la XI battaglia del Isonzo. Sul altipiano della Bainsizza la 44^ divisione comandata dal generale Achille Papa più volte nel corso della battaglia tenta di prendere possesso del "fagiolo" così veniva chiamata la quota 800 Na Kobil dagli italiani. E finalmente il 16 settembre la divisione (formata dalle brigate Venezia e Aquila) riesce ad espugnare la quota. Durante una perlustrazione delle trincee il generale individua un punto debole, quando un soldato lo avverte di fermarsi. C'è un punto scoperto dove un cecchino austriaco spara e non sbaglia un colpo. Il generale Papa non dimenticherà quel punto, anzi, vi tornerà la mattina del 5 ottobre per vedere come proteggere quella zona dal tiro avversario.

Il sentiero che porta alla cima

E' l'alba e una leggera nebbia copre il fronte. Accompagnato dal maggiore Briglia il generale passa proprio la cima 5 del "fagiolo" per capire come proteggere la trincea. Si sporge un attimo, e il cecchino austriaco, come detto, non sbaglia un colpo. Il proiettile colpisce il braccio e il torace del maggiore. Passa oltre e ferisce il generale.

Morirà quello stesso pomeriggio per grave emorragia nel ospedale da campo di Sveto.

Le trincee ormai invisibili affiorano flebili dal terreno

Il cippo posto a memoria dei fatti sulla cima

Per il ritorno abbiamo preso il sentiero che scende, non verso Madoni, ma in direzione contraria in modo da fare un percorso ad anello. La prima parte della discesa l'abbiamo percorsa fuori sentiero per vedere di rintracciare altri resti di fortificazioni, trincee e cavità rifugio. La ricerca non ha prodotto molti risultati. I resti, a differenza di altre zone, li sono davvero esigui. Qualche ferro che ancora riaffiora dalla terra, trincee quasi invisibili e un paio di cavità semisepolte.

Caverna che fungeva da rifugio ormai quasi del tutto sepolta

Scendendo ancora verso Madoni per poi raggiungere il paesino di Podlaka, sul sentiero una targa ci dice che in quel posto nel 1945 morì il partigiano Milan Kalan detto Klek. A Podlaka c'è la bella chiesetta di Santa Maria Assunta, che purtroppo, quando siamo passati noi era chiusa e due pozzi con lo stagno che venivano usati fino agli anni sessanta per lavare i panni e abbeverare il bestiame.

 

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