Anello Gabrje-Volarje-Selce-Vrsno-Kamno 

Un giro ricco di sorprese, su ripidi pendii, borghi e rigogliosi boschi

 

Partiti dal campeggio a Gabrje, abbiamo intrapreso il nostro cammino verso Volarje, seguendo il percorso adiacente all'Isonzo. Una splendida giornata di inizio giugno si è rivelata l'ideale per l'escursione: un cielo cristallino, niente afa soffocante, e ovviamente, tanto verde rigoglioso ci circondava, di cui i miei occhi ne hanno continuamente bisogno. Non avevamo in mente un percorso preciso da seguire, così partimmo con il provatissimo metodo del "andiamo verso li...poi si vedrà man mano che proseguiamo". Proseguendo verso la piccola frazione di Glažar, si giunge a Volarje, un paesino avvolto nel silenzio e nella tranquillità. Sulla facciata di una delle abitazioni, si può notare un'iscrizione risalente al periodo della seconda guerra mondiale. Questa scritta, probabilmente lasciata dai partigiani, recita: "Tito je naš sodnik, izdajalcem bo narod sodnik" (Tito è il nostro giudice, dei traditori sarà giudice il popolo). Preziosa testimonianza della resistenza.

Proseguendo oltre, si giunge alla chiesetta di Sveti Brikcij, purtroppo chiusa. Sul lato sud in basso sulla facciata sono visibili i resti di un affresco in stile romanico. Una breve camminata di neanche un chilometro ci porta a Selišče.

                         La strada che da Gabrje conduce verso Volarje

La scritta partigiana a Volarje                                                      

Lì il nostro percorso devia: attraversato il ponte sul torrente Volarja, prendiamo una traccia di sentiero che sale verso Selce, un piccolo e raccolto borgo. La ripida salita si snoda verso il borgo in un rigoglioso bosco, e il passato riaffiora tra la vegetazione. Sono i resti delle fortificazioni della Grande Guerra, scheletri di cemento che la natura sta lentamente reclamando a sé. Il sentierino si fa meno erto, per aprirsi d'un tratto su un percorso più largo e arioso che corre tra i campi coltivati. Segno che ormai il borgo e li a pochi passi.

Rurale, piccolo, raccolto e deserto, questo è Selce. L'unica testimonianza dell'uomo sono i campi coltivati e gli attrezzi agricoli lasciati vicino alle vecchie case. Arrivati alla fine del paese, un cartello in legno ormai quasi marcio ci indica la via per la cascata Brinta. Deciso di andare a vederla ci accingiamo verso il sentiero. La via, un continuo saliscendi, dopo circa mezz'ora di camminata ci porta davanti alla cascata. Lì con il rumore della cascata, nella fresca ombra degli alberi facciamo una sosta e mangiamo un panino per decidere dove proseguire. Vrsno sarà la tappa successiva. Torniamo indietro sul sentiero dell'andata per trovare il bivio giusto che porta al paese. Proprio mentre lo stiamo cercando, la nostra attenzione viene catturata da una tomba a lato del sentiero. Su una targa di freddo metallo leggiamo che lì è sepolto un partigiano russo sconosciuto. Pensiamo a come, in quella grande tranquillità, abbia finalmente trovato la sua pace.

                                                           La cascata Brinta

La tomba del soldato russo senza nome.                                          

Proseguendo, la via a tratti sparisce e, bisogna star attenti a non sbagliare. Numerosi piccoli sentierini finiscono nel nulla, uno solo porta ad un'altra cascata e quello per Vrsno non è segnalato, ma con l'aiuto del GPS riusciamo a raggiungere quello che sembra il sentiero giusto (comunque non fidatevi troppo del gps, a volte segna sentieri inesistenti o le mappe non sono aggiornate per sentieri che invece ci sono). La ripida salita verso Vrsno presenta un dislivello di 380 metri in meno di 2 km, ma il percorso è reso più sopportabile dal fresco degli alberi. Prima di arrivare in paese, abbiamo fatto una breve sosta alla piccola cascata Malenšček, che precipita direttamente all'imboccatura di una grotta. 

Una volta arrivati, andiamo a visitare la casa dove naque Simon Gregorčič. Nato nel 1844 e soprannominato il "Goriški Slavček" (l'usignolo del goriziano), poeta sloveno e parroco sempre in contrasto con le autorità della Chiesa. Servì prima a Caporetto e poi a Rifenbergo (oggi Branik). Nel 1903, stanco e malato, si trasferì a Gorizia, dove morì tre anni dopo, nel 1906. La sua poesia più celebre è forse "Soči" (All'Isonzo), un'opera dove, in un finale potente e drammatico, augura allo straniero affamato di terra slovena di essere inghiottito dai vortici del fiume Isonzo. Una targa sulla facciata della sua casa, situata al centro del paese, ne ricorda i natali. Come altri, anche Vrsno è un minuscolo paesino rurale, ma qui, per una volta, ci è capitato di vedere qualcuno in giro. Attraversato il borgo, ci siamo lasciati alle spalle le sue viuzze per immergerci nella tranquillità di una strada stretta e asfaltata,e nonostante questo incredibilmente accogliente. Accanto a ogni curva, minuscole casupole/stalle punteggiate da asinelli curiosi, mucche placide e gatti che sonnecchiavano al sole che ci hanno fatto compagnia fino al nostro arrivo alla meta del nostro itinerario: il paese di Kamno.

Un paese situato lungo la stessa strada di Volarje e Gabrje, leggermente più grande e forse un po’ meno agreste, ma comunque ricco di fascino e autenticità. Al termine della visita siamo rientrati verso Gabrje, fermandoci al cimitero di Kamno, dove vicino è posta la lapide  della Brigata Emilia. Recentemente restaurata in modo accurato, ricorda il sacrificio che fu qui compiuto dalla brigata. Abbiamo così completato un anello di 23 km che merita davvero di essere vissuto e assaporato in ogni suo metro.

                                               La targa sulla casa di Gregorčič 

In ricordo della Brigata Emilia                                                 

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