Titova Vas

Il villaggio dei partigiani che i tedeschi non scoprirono mai

 

Titova Vas (letteralmente il paese di Tito) si trova sotto lo Smokuški vrh, nella regione slovena della Gorenjska, non lontano da Žirovnica. Lasciata l'auto nel parcheggio del laghetto di Zavrniško la via dal prendere è, appunto, quella per lo Smokuški vrh.

Dopo circa una ventina di minuti il sentiero, si trasforma in traccia per poi sparire del tutto. L'unica "bussola" da seguire resta il greto di un piccolo torrente (asciutto all'epoca della nostra visita) che con fortissima pendenza e continui saliscendi pian piano conduce verso la meta. Fragili ponticelli di legno e qualche labile traccia del passaggio umano ci fanno proseguire, un po' dubbiosi, fino a quando una stella rossa dipinta sul tronco di un albero, come a dei novelli re magi, ci guida verso la strada giusta. All'improvviso il sentiero riappare, e dopo circa una mezz'ora si mostra davanti a noi Titova Vas.

L'inizio del sentiero 

Il greto del torrente che ci ha fatto da sentiero

Titova Vas, giace celato in un abbraccio naturale di pareti rocciose, dove una profonda gola crea una fortezza impenetrabile. Fu proprio questa straordinaria protezione naturale che nell'ottobre 1944 convinse i partigiani del 1° battaglione Koroška, sotto il comando di Janez Dežman, a stabilirvi un posto di comando segreto. La scelta si rivelò strategicamente perfetta. Questo rifugio, custodito dal silenzio delle montagne, rimase invisibile agli occhi delle forze tedesche.

Se c'è un ponticello da qualche parte si arriverà...

La stella rossa ci indica la strada

In questo rifugio nascosto pulsava una vera comunità resistente. I partigiani non solo conducevano i loro addestramenti militari, ma gestivano anche una vitale rete di intelligence, mantenendo costanti collegamenti con altre unità partigiane, in particolare con l'avamposto strategico sul vicino monte Stol. Ma la vita nel campo andava oltre le pure necessità belliche. Vi fiorì una piccola società organizzata, completa di un coro che teneva alto il morale, una modesta macelleria per il sostentamento, e persino una tipografia dove veniva stampato  "Naša Borba" (La Nostra Battaglia), voce della resistenza che informava gli altri battaglioni sulle varie operazioni. Il tutto rigorosamente scritto in codice, così da sembrare solo un libercolo che alimentava lo spirito della lotta partigiana nel caso fosse caduto nelle mani sbagliate.

Questo avamposto rappresentò uno dei rari rifugi che sfuggirono alla morsa nazista, resistendo a ogni rastrellamento e ricerca. La sua sopravvivenza fu il frutto di un patto silenzioso. A Žirovnica e nei villaggi circostanti, tutti conoscevano l'esistenza di Titova Vas, ma nessuno tradì la sua presenza. Questo silenzio collettivo, pagato spesso con il sangue, permise al campo di rimanere inviolato, trasformandolo in un cruciale centro di operazioni. Le informazioni che fluivano da e verso questo nascondiglio si rivelarono preziose tessere nel mosaico della resistenza, contribuendo infine alla disfatta dell'occupatore tedesco.

Il comandante Janez Dežman è il primo a sinistra. Al centro Jože Košenina responsabile del centro informazioni sullo Stol fotografati alla Titova Vas

Il primo numero del periodico Naša Borba 

Titova Vas in un disegno del partigiano Edo Sever fatto dopo la guerra

Titova Vas  nel 1945, prima di essere abbandonata

Oggi le baracche non esistono più, al loro posto i paesani di Žirovnica hanno messo delle travi perimetrali, dove all'epoca erano situati gli alloggi dei partigiani, in loro ricordo.

 

FOTOGRAFIE 


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